martedì 1 marzo 2016

Prestito vitalizio ipotecario: la casa diventa un bancomat, ma con pro e contro



Dal 2 marzo entrano in vigore le nuove norme del governo Renzi che modificano il prestito vitalizio ipotecario. Il limite minimo di età per averne accesso, per esempio, passa dai 65 anni attuali a 60 anni. Ma di cosa si tratta? In pratica la casa di proprietà può diventare il bancomat di persone in difficoltà economica. Il prestito vitalizio ipotecario è simile ad un mutuo, ma con notevoli differenze: non ci sono le rate, nè una scadenza, il rimborso spetta interamente agli eredi. Ma a fronte dell’indiscutibile comodità di avere subito un credito da non rimborsare ci sono anche notevoli contro legati ai tassi di interesse applicati dalle banche. In vista del 2 marzo è importante ricordare come funziona il prestito vitalizio ipotecario e soprattutto i pro e i contro di questo strumento di accesso al credito.

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Prestito vitalizio ipotecario: al via il 2 marzo

Il 2 marzo entrano in vigore le norme contenute nel decreto del ministro dello Sviluppo economico del 22 dicembre 2015 il numero 226 che modifica le regole sul prestito vitalizio ipotecario, uno strumento introdotto in Italia nel 2005 ma mai decollato. In realtà la principale modifica introdotta dalla legge del 2015 è l’abbassamento dell’età del richiedente del prestito vitalizio ipotecario che passa così da 65 anni a 60 anni ampliando la platea di coloro che possono farvi ricorso.

Cos’è il prestito vitalizio ipotecario?

Si tratta di un finanziamento concesso ad una persona di oltre 60 anni che abbia, per esempio, un’improvvisa necessità di credito. La banca con la quale il proprietario di casa sottoscrive un prestito vitalizio ipotecario iscrive un'ipoteca sulla casa di proprietà. In questo modo il contribuente ottiene subito il finanziamento di cui ha bisogno senza vendere la casa, potendo continuare a viverci. In seguito al decesso del proprietario di casa e del coniuge o del convivente da più di 5 anni, saranno gli eredi a decidere se riscattare l’immobile pagando il debito e tutti gli interessi maturati oppure se lasciare la casa alla banca. In questo caso, in seguito alla vendita dell’immobile, gli eredi riceveranno la parte di soldi che eccede il rimborso dovuto alla banca.

Prestito vitalizio ipotecario: quanto si può “prelevare”

Con il prestito vitalizio ipotecario, abbiamo detto, la casa diventa un bancomat. Ma quanto è possibile prelevare? L’entità del finanziamento concesso varia a seconda del valore dell’immobile e dell’età del contraente. Da precisare che l’immobile oggetto del prestito vitalizio ipotecario non può essere oggetto di altre pratiche giudiziarie o ipoteche di alcune genere.

In generale il prestito vitalizio ipotecario permette al proprietario di prelevare tra il 15 e il 50% del valore dell’immobile stimato ai prezzi di mercato. Più il richiedente è anziano e maggiore sarà la somma a disposizione: se il richiedente ha 60 anni prenderà circa il 15% se ne ha 90 prenderà il 50%.

Prestito vitalizio ipotecario: pro

I pro del prestito sono evidenti: il proprietario di casa non deve lasciare la propria casa e può continuare a viverci tranquillamente incassando però parte del suo valore. Può essere uno strumento utile per coloro che hanno necessità di sostenere una spesa elevata ed improvvisa e non hanno altre fonti di finanziamento a disposizione. Per i proprietari di casa è positiva anche la mancanza di rate da pagare che potrebbero, altrimenti, incidere fortemente sull’economia dei pensionati.

Prestito vitalizio ipotecario: contro

A fronte di alcuni pro, il prestito vitalizio ipotecario presenta anche diversi contro. Al momento della sottoscrizione del finanziamento il proprietario di casa deve comunque sostenere le spese chieste quando si accende un mutuo: il costo della perizia per stabilire il valore dell’immobile; le spese del notaio; dell’istruttoria bancaria; il costo dell’imposta sostitutiva.


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