mercoledì 15 giugno 2016

Se si è nullatenenti il fisco cosa può fare?

Fonte: laleggepertutti.it


Chi è davvero nullatenente non rischia alcunché né nei confronti dei creditori privati, né del fisco: il principio, infatti, sancito dai moderni Stati democratici è che nessuno può essere obbligato a eseguire una prestazione per lui impossibile. Non scattano, quindi, né sanzioni di carattere amministrativo (previste, al massimo, solo per chi emette assegni a vuoto) né tantomeno penali (disposte invece solo nel caso di insolvenza fraudolenta, ossia per chi volontariamente e artificiosamente si mette nella condizione di non pagare, vendendo o donando tutti i propri beni). Alla pari non scattano neanche segnalazioni alla Centrale Rischi (previste solo per chi non paga la banca o altro intermediario finanziario: misura resa necessaria per garantire la stabilità del sistema creditizio).








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Il nullatenente
Per definizione, il nullatenente è colui che non ha alcun bene intestato. Tuttavia, questo concetto ha assunto, poco alla volta, una valenza sempre più ampia, sicché oggi si considerano nullatenenti anche coloro che sono proprietari di beni, ma questi ultimi non siano pignorabili o risultano di valore eccessivamente basso rispetto al credito per il quale si procede: si pensi alla pensione che, se al di sotto del minimo vitale (pari ad euro 672,76), non può essere pignorata neanche per un quinto; alla prima casa che (solo) Equitalia, non può pignorare; agli strumenti necessari all’esercizio dell’arte, del mestiere o della professione che possono essere pignorati solo se non vi sono altri beni da pignorare e, comunque, non oltre un quinto; ai beni che hanno valore affettivo o che servono per la sopravvivenza (fede nuziale, tavolo da pranzo e relative sedie, frigorifero, lavatrice, animali domestici d’affezione, ecc.), i quali non possono essere espropriati, ecc.



Per non rischiare pignoramenti da parte del fisco, è necessario:



non avere altri immobili oltre alla prima casa di residenza (adibita a civile abitazione e non di lusso). Tutti gli altri immobili, invece, potranno essere pignorati se il debito supera 120mila euro. La prima casa resta però ipotecabile, anche se l’unica, qualora il debito superi 20mila euro;
non avere uno stipendio;
non avere una pensione superiore a 672,76;
non percepire redditi derivanti da locazione;
non avere un’auto salvo che la stessa sia indispensabile per l’esercizio dell’impresa o della professione (nel qual caso non può essere soggetta a fermo);
non avere diritto a rimborsi per risarcimenti del danno o pensioni di invalidità;
non essere proprietari di beni mobili (come l’arredo della casa). In verità, tale forma di pignoramento è scarsamente utilizzato da Equitalia;
non avere diritto al pagamento di onorari, provvigioni o altri crediti da parte di terzi (anche se pubbliche amministrazioni);
non avere un conto corrente o avere un conto corrente in rosso o, in ultima analisi, avere un conto corrente con apertura del fido e tenerlo entro i limiti del fido stesso (leggi “Blocco del conto corrente: tutele”);
non avere obbligazioni, azioni o depositi in cassette di sicurezza curate dalla banca.




Cosa rischia il nullatenente che non paga?
Le stesse regole che abbiamo visto per quanto riguarda i creditori privati (leggi “Se il creditore non trova beni da pignorare”) valgono anche se il creditore è lo Stato, nella figura dell’Agenzia delle Entrate o di Equitalia.



Qualora Equitalia non trovi beni da pignorare potrebbe avviare delle indagini fiscali anche attraverso l’accesso all’anagrafe tributaria e dei conti correnti. Qualora anche da tali ispezioni non dovesse risultare alcun reddito, il fisco potrebbe ricostruire la storia del contribuente a ritroso e verificare che questi non abbia, nei cinque anni precedenti, effettuato atti di trasferimento dei propri beni (donazioni o vendite) con lo scopo di frodare i creditori. In tal caso, detti atti sarebbero soggetti a revocatoria, un’azione intrapresa dal creditore per rendere inefficace l’atto stesso e poter aggredire il bene ceduto al terzo.



Inoltre, se ricorrono gli estremi della malafede, potrebbe scattare una segnalazione alla Procura della Repubblica per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, un reato per il quale si è puniti con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, ma a condizione che l’importo evaso sia superiore a 50.000 euro.





Cosa rischiano gli eredi del nullatenente?
Alla morte del contribuente-nullatenente i suoi debiti – sempre che non si siano nel frattempo prescritti – si trasferiscono agli eredi automaticamente, salvo che questi ultimi rifiutino l’eredità. Una via intermedia, per evitare di dover pagare somme superiori ai beni ottenuti con la successione, è di accettare l’eredità con beneficio di inventario: con tale soluzione, si costringono i creditori a pignorare solo i beni caduti in successione e non quelli personali dell’erede (di cui era già titolare prima). In tal modo si riduce il rischio del pignoramento nei limiti dell’attivo ereditato.

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