sabato 25 aprile 2015

Banche, la moratoria suscita «interesseBanche, la moratoria suscita «interesse

Con un accordo in zona Cesarini, l’Abi e le più rappresentative associazioni imprenditoriali italiane hanno rinnovato la moratoria sui finanziamenti alle Pmi. L’intesa presenta condizioni meno favorevoli per le imprese rispetto al protocollo precedente, scaduto il 31 marzo scorso. Lo stesso del resto è accaduto per la moratoria sui mutui alle famiglie stipulata sempre a fine marzo dalle banche con i consumatori.
Per restare all’accordo con le imprese, come nei protocolli precedenti, che hanno portato secondo i dati forniti dall’Abi a sospendere dal 2009 in tutto 415 mila finanziamenti per un importo complessivo di circa 24 miliardi, sono previste tre diverse modalità di intervento.

La prima, di cui qui ci occupiamo, riguarda la sospensione di una parte delle rate a rimborso dei finanziamenti e deve passare al vaglio dell’Eba, l’autorità bancaria europea; la seconda prevede risorse a sostegno dei piani di sviluppo delle imprese; la terza infine misure per lo smobilizzo dei crediti verso la pubblica amministrazione.
Le condizioni
La sospensione può essere accordata alle piccole e medie imprese operanti in Italia di ogni settore purché si tratti di aziende in bonis, che non abbiano cioè posizioni debitorie classificabili come sofferenze, inadempienze probabili o esposizioni scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.
Se si è in queste condizioni si può chiedere di congelare per 12 mesi i pagamenti delle quota capitale dei finanziamenti a medio lungo termine, come appunto i mutui immobiliari o i conti correnti ipotecari e sempre per un anno la quota capitale di leasing immobiliare. Per il leasing mobiliare, invece, la sospensione può durare al massimo sei mesi.
Per poter accedere alla moratoria è necessario che nei 24 mesi precedenti la domanda non sia già stata richiesta un’altra sospensione a meno che la possibilità non fosse prevista da una normativa specifica. Si può ridurre l’importo della rata anche per i finanziamenti e i leasing agevolati, a condizione che l’ente che eroga l’agevolazione deliberi, con decisione pubblicata sul sito del ministero delle Finanze, la possibilità per il debitore di ricorrere al protocollo Abi-associazioni. La sospensione porta a traslare la durata dell’ammortamento del debito (e del pagamento della maxi-rata finale in caso di leasing immobiliare) di ulteriori 12 mesi.
Ipotizziamo un mutuo residuo da 500 mila euro al tasso fisso del 6%, con rate trimestrali e durata di ancora 10 anni: l’impresa dovrebbe pagare per ogni rata 16.713 euro; con la sospensione dovrà versare solo i 7.500 euro dovuti per interessi e riprenderà tra un anno l’ammortamento originario, finendo di pagare non più nel 2025, ma nel 2026.
Più interessi
L’accordo, però, lascia un margine di discrezionalità alla banca, perché se l’azienda debitrice ha difficoltà a rimborsare il prestito (e se non ne avesse perché mai dovrebbe chiedere la sospensione?) può chiedere una maggiorazione del tasso di interesse fino allo 0,75% annuo e per un massimo di due anni.
Un’altra misura possibile è l’allungamento del mutuo, per un periodo al massimo pari alla durata residua e comunque di non oltre quattro anni per i finanziamenti ipotecari. Anche in questo caso, però, la scelta di applicare lo stesso tasso del contratto in corso è lasciata in pratica alla discrezionalità della banca, se il debitore non offre ulteriori garanzie o si rafforza sul piano patrimoniale.
Le domande vanno presentate in banca entro il 31 dicembre 2017, verificando prima sul sito Abi che l’istituto abbia aderito all’accordo. L’istituto ha 30 giorni per dare l’ok o chiedere informazioni.
Le condizioni non appaiono favorevoli, ma se il mercato deve fare i conti con la netta riduzione dei tassi anche alle imprese (vedi i dati della Banca d’Italia nel grafico), le sofferenze sono in continua crescita: l’insoluto delle imprese superava a febbraio i 133 miliardi, da aggiungere ai 35 miliardi non pagati dalle famiglie. Le sofferenze nette, calcolate cioè al valore di realizzo delle garanzie, stanno diminuendo (da dicembre 2014 a febbraio 2015 sono scese di oltre 5 miliardi) solo perché i bilanci delle banche hanno ridotto il valore degli immobili dati in garanzia.

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